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denti di squalo... fanno sempre il loro effetto! |
certi sguardi
fanno paura. penso a quasi due anni fa, mentre ero nel lab3.
sei in laboratorio a confrontare una pila di protocolli rigorosamente cartacei per prepararne uno ad hoc, e vedi Sara che si ferma sulla soglia come timorosa di disturbare.
sei in laboratorio a confrontare una pila di protocolli rigorosamente cartacei per prepararne uno ad hoc, e vedi Sara che si ferma sulla soglia come timorosa di disturbare.
gli occhioni da
fumetto le brillano di una scintilla malsana… preoccupante. capisci che non sta
veramente vedendo te, ma qualcosa a cui sta pensando. ti chiede se hai un
minuto. dici di si, riponi l'ultimo A4 e ti siedi dietro al bancone ad
ascoltare. dietro ai vetri il motore del 18 di turno romba furiosamente che
neppure le F1 alla partenza… poi se ne va e nel lab scende la solita calma
pomeridiana.
Sara esordisce con
la frase scatola nera.
scatola nera. si
tratta di un concetto chiave del lab3. quando si è in scatola nera si può fare
qualunque affermazione, anche la più strampalata, e nessuno si mostra stupito o
si prende gioco di te, ma la tiene in considerazione e ne discute con la
massima serietà, magari per criticarla. quando si esce dalla scatola nera si trattiene
tutto quello che si pensa possa essere logico e utile.
mi dice "hai
presente gli squali e le razze?".
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il panel dei condroitti presso il Museo di Storia Naturale G. Doria di Genova |
capisco che si
riferisce allo studio anatomico e istologico del loro apparato olfattivo che
insieme a lei portiamo avanti da alcuni anni.
annuisco,
ricordando il primo approccio di Sara agli organi olfattivi di questi
dominatori dei mari, avuto casualmente mentre cercava nei campioni delle pesche
accidentali portate in laboratorio del materiale utile per le esercitazioni
degli studenti.
è stato un caso
che iniziassimo a studiare le rosette olfattive dei "nasi" dei pesci
cartilaginei ma con un certo stupore abbiamo scoperto quanto poco si sapesse, e
si sappia, su questo aspetto della loro biologia, nonostante siano organismi
studiatissimi.
da quell'approccio
casuale sono poi nati diversi articoli, anche grazie all'aiuto del Dott. Marino Vacchi, grande esperto di pesci cartilaginei, e di biologia polare del resto, e tutti i dati che si ottenevano
indicavano nella stessa direzione, dal punto di vista anatomico e istologico… e
Sara quella volta in scatola nera in lab3 dopo alcuni anni di ricerca stava
esponendomi nuovamente in modo completo la sua, a quel punto nostra,
intuizione:
squali e affini
sentirebbero gli odori in modo completamente diverso da tutti gli altri pesci!
lo farebbero in
modo radicalmente diverso, usando solo la parte del "naso" in grado
di percepire i cosiddetti feromoni, sostanze segnali all'interno della specie,
che si sentono, in modo semplificato, puntiforme.
percependo gli
odori come feromoni, quindi, squali & Co sentirebbero meglio gli odori che
gli interessano, in mezzo alla quantità di odori ambientali marini.
questo gli avrebbe
conferito un certo vantaggio evolutivo e forse contribuito a renderli quei predatori di vertice e organismi per noi iconici quali sono.
era un già sentito ma Sara questa volta concluse dicendo che secondo lei eravamo pronti a sottopore l'idea ad una rivista seria con un articolo.
finita questa
tirata si azzittì e si mise a guardare un punto sul bancone, mentre i mille dubbi che ti assalgono dopo che hai esplicitato che vuoi cercare di infrangere un paradigma la assalivano.
mi guardò poi aspettandosi un mio commento. e io le dissi si, che se ipotesi
era come ipotesi doveva essere mandata a una rivista in grado di farci
un'analisi rigorosa, per evitare di farci prendere cantonate.
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a volte fissare un punto su di un bancone aiuta, nel lab3 |
e la cosa andò, molto più velocemente di quanto potessimo sperare, e l'ipotesi è stata così pubblicata pochi mesi dopo.
io venni a sapere
da Sara dell'accettazione del lavoro sulla rivista Frontiers in Neuroanatomy
alla fine di una mattinata di lavoro a scuola e al telefono le dissi che era un
ottimo traguardo che l'ipotesi fosse stata accettata e che se ne iniziasse a
discutere
aggiunsi però che adesso ci serviva parlare del meccanismo che
potrebbe avere portato a questa situazione nel sistema olfattovo dei cartilaginei…
un'ipotesi sul
meccanismo l'avevamo già fatta, e avevamo una molecola da noi ritenuta fra i
principali sospettati della perdita del sistema olfattivo classico. in realtà
si trattava ancora una volta di un'idea, anzi, di una fissa aggiungerei io,
della Sara
avremmo poi dovuto
dimostrarla, questa nuova ipotesi, l'ipotesi 2.0 se mi passate l'espressione. lei mi disse che era un'altra cosa da
scatola nera, ma che ne avremmo parlato il prima possibile.
non potei vedere
il suo sguardo, ma mi immagino che ci fosse dentro la stessa scintilla malsana…
mentre la nostra prima idea è al vaglio della comunità scientifica, la società europea per la ricerca nel campo della chemorecezione, l'ECRO, ci ha dedicato un breve articolo divulgativo, dove molto simpaticamente ha provveduto a posterizzarci! :)
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il breve articolo sul nostro lavoro ripreso dalla newsletter dell'ECRO |
della nostra ipotesi 2.0, dedicata al meccanismo,
parleremo una delle prossime volte, ma già quest'anno siamo riusciti a pubblicarne una parte su di una prima rivista.
nel frattempo abbiamo chiesto aiuto ad un gruppo internazionale di assoluta eccellenza e speriamo di riuscire a chiarirci le idee in merito al nostro problema.
per adesso procediamo con l'attività di
laboratorio e tutto quello che le ruota intorno…
qualche riferimento
Ferrando S, Gallus L. (2013) "Is the olfactory
system of cartilaginous fishes a vomeronasal system?" Frontiers in Neuroanatomy 7:37.
Ferrando S, Gallus L,
Gambardella C, Vacchi M, Tagliafierro G. (2010)
“G protein alpha subunits in the olfactory epithelium of the holocephalan fish Chimaera monstrosa” Neuroscience Letters 12:65-7.
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