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meduse nel loro ambiente naturale |
anche a luglio a Genova è stato nuovamente
protagonista il Museo di Storia Naturale Doria. questa volta le star sono state
le Meduse e il loro rapporto con l'uomo, grazie alla conferenza "Cittadini
e meduse", tenuta il 14 luglio alle 17,00 dal Prof.
Boero, biologo, esperto di zoologia ed ecologia, che lavora all’università del
Salento e all'Ismar-CNR.
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il Prof Boero crede molto nella divulgazione come complemento di didattica e ricerca |
in una giornata calda e umida come poche abbiamo comunque attraversato volentieri l'afa di Genova per raggiungere il Museo dopo una proficua giornata nel lab3 proprio per poter partecipare alla conferenza.
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gli autori del blog thelab3 stanchi e accaldati ma attenti durante la conferenza |
a volte sfidare la calura paga, perché abbiamo assistito a una chiara spiegazione sull'aumento della presenza delle meduse in tutti i nostri mari, che risulterebbe causata principalmente dai fenomeni di riscaldamento globale, dalla pesca eccessiva che diminuisce il numero dei predatori naturali delle meduse e dall'antropizzazione di tratti di costa anche imponenti.
il senso
del suo intervento è bene riassunto qui:
cosa fare? innanzitutto si è discusso, anche vivacemente, su come
difenderci, se ci capita di essere punti da delle meduse o se si deve assistere
chi lo è stato, come è bene spiegato proprio qui:
occorre poi attuare delle politiche
di gestione della pesca e delle risorse marine sempre più oculate e che tengano
conto non tanto e non solo delle esigenze economiche bensì prevalentemente dei fattori
naturali.
Boero ha poi illustrato il suo
progetto "Meteo Meduse" un sistema internet di monitoraggio scientifico del
fenomeno dell'invasione delle meduse che vuole essere soprattutto un servizio per
i turisti e i bagnanti, che proprio grazie al sito e alle applicazioni per cellulari
possono uploadare gli avvistamenti fatti da loro e conoscere la situazione
della presenza delle meduse lungo le coste in tempo praticamente reale.
http://meteomeduse.focus.it/#sthash.laLI4NTX.dpuf
http://meteomeduse.focus.it/#sthash.laLI4NTX.dpuf
ma non
si è parlato solo di problemi, le meduse e gli idrozoi si sono mostrati in
tutto il loro splendore attraverso fotografie che ritraggono queste creature
che non hanno mutato il loro piano strutturale da oltre mezzo miliardo di anni.
e ancora
dell'altro. Il Prof
Boero è da molti associato alla scoperta del fenomeno della cosiddetta
"Medusa immortale", all'osservazione per la quale l'idrozoo Turritopsis dohrnii, lungo
una decina di millimmetri, dopo essersi
riprodotto, invece di andare incontro alla morte naturale, riesce ad invertire il
suo ciclo vitale e riforma un ammasso di cellule primordiali indifferenziate,
riniziando così il suo ciclo vitale, in una serie di rigenerazioni degne del
Dottore e del suo T.A.R.D.I.S. (per i fans del Doctor Who! ^_^) che
teoricamente potrebbero continuare indefinitamente
proprio per la forza evocativa del
fenomeno, più ancora che per l'importanza scientifica in se, una domanda sull'argomento da parte del pubblico era
inevitabile. come risposta il Prof Boero ha ripetuto che il termine "Medusa immortale" lo considera particolarmente
infelice, quanto infelice viene considerata dai fisici la definizione di
"Particella di Dio" in riferimento al Bosone di Higgs, da lui portata
come esempio di comunicazione scientifica che crea più confusione che utilità.
in realtà è stata proprio questa inversione del ciclo vitale da lui osservata insieme ad altri
ricercatori italiani e tedeschi, Stefano Piraino, Brigitte
Aeschbach e Volker Schmid e descritta nell'articolo pubblicato sul Biological Bulletin, ad essere la vera scoperta che ha suscitato così tanto interesse nel mondo scientifico:
non sono
mancati gli argomenti di discussione, quindi e il punto di vista dei partecipanti si è
arricchito di informazioni, mentre il Museo ha dimostrato nuovamente di essere
una realtà viva e importante per la nostra città!
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Il Prof Ferdinando Boero (in alto) introdotto dal Preside della Scuola di Scienze dell'Università di Genova il Prof Mario Pestarino |
Blog di Ferdinando Boero
ma anche il mondo scientifico genovese in senso stretto non si riposa neppure d'estate. infatti l'8 luglio alle ore 11.00 si è tenuta la conferenza "Microplastiche nell'ambiente marino: un vero rischio ecotossicologico?"
organizzata presso il CNR-Ismar Area della Ricerca di Genova dal Ricercatore CNR Marco Faimali
e tenuta dal Prof. Francesco Regoli, docente di Ecotossicologia presso l'Università Politecnica delle Marche.
si è trattato allo stesso tempo di una conferenza, una lezione, un aggiornamento e un modo di fare il punto su di un problema emergente, quello delle microplastiche, a livello mondiale che richiederà gli sforzi di più enti per affrontarlo in futuro, come il CNR, le Università e le ARPA.
http://www.ilsussidiario.net/News/Scienze/2015/3/25/AMBIENTE-Un-mare-di-microplastiche-minaccia-i-mari-anche-il-Mediterraneo-/593637/
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la locandina |
organizzata presso il CNR-Ismar Area della Ricerca di Genova dal Ricercatore CNR Marco Faimali
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il Dr. Marco Faimali introduce la lezione del Prof. Francesco Regoli sulle microplastiche. |
e tenuta dal Prof. Francesco Regoli, docente di Ecotossicologia presso l'Università Politecnica delle Marche.
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Il Prof, Francesco Regoli durante la sua lezione sulle microplastiche come problema emergente in ecotossicologia marina. |
si è trattato allo stesso tempo di una conferenza, una lezione, un aggiornamento e un modo di fare il punto su di un problema emergente, quello delle microplastiche, a livello mondiale che richiederà gli sforzi di più enti per affrontarlo in futuro, come il CNR, le Università e le ARPA.
http://www.ilsussidiario.net/News/Scienze/2015/3/25/AMBIENTE-Un-mare-di-microplastiche-minaccia-i-mari-anche-il-Mediterraneo-/593637/
tra i cosiddetti contaminanti emergenti troviamo le "microplastiche". anche se da decenni è bene noto come enormi quantità di plastica si depositino negli oceani e finiscano per essere scambiati per prede dagli animali marini, con gravi conseguenze, e che queste quantità sono cresciute fino a creare le gigantesche isole di plastica, i vortex di plastica di Pacifico e Atlantico in particolare, solo da pochissimo tempo ci si è resi conto che un nuovo problema legato alle plastiche finite in mare stava emergendo..
la realtà si è dimostrata essere peggiore del previsto, infatti nelle ricerche effettuate in mare si trovava mediamente meno plastica di quella ipotizzata, e ci si è poi resi conto che veniva ridotta in frammenti a granulometrie sempre minori, "le microplastiche" quindi, affondando nella colonna d'acqua, andando a mescolarsi con il materiale dei fondali, ed entrando sempre più a fondo nella catena trofica. oltre ai potenziali danni che le plastiche potrebbero generare da sole quando ridotte a frammenti, trasportando anche i loro addittivi, altri danni si potrebbero aggiungere grazie alla capacità dei frammenti stessi di adsorbire inquinanti chimici per trasferirli
nelle reti trofiche marine. sta adesso al mondo della ricerca valutare i possibili impatti di questa nuova situazione e proporre dei rimedi. si spera che il lab3 possa contribuire per la sua parte a questo necessario campo di indagine.
gli esperti di diversi campi che possono dare il lorocontributo alla ricerca presenti hanno poi risposto all'intervento del Prof Regoli con numerosi interventi e domande e sono state gettate le basi di collaborazioni tese ad affrontare il problema e a rispondere alle precise richieste dell'Unione Europea e del nostro paese in merito a questo problema
ma non ci si dimenticano i fondamentali, qui al lab3. attualmente il lavoro di ricerca sugli organi di senso dei pesci cartilaginei, e in particolare sul loro olfatto, linea di ricerca privilegiata di Sara Ferrando, ha avuto come protagonista il Somniosus microcephalus o Greenland shark,
https://it.wikipedia.org/wiki/Somniosus_microcephalus
del quale ci sono giunte delle rosette olfattive portate da spedizioni volte alla salvaguardia della fauna marina artica minacciata dal rapido innalzamento globale della temperatura dalle ricercatrici Laura Ghigliotti ed Eva Pisano, del DiSTAV, dell'Università di Genova, e adesso l'attenzione si sta rivolgendo ad un suo "parente" presente nel mediterraneo, il Somniosus rostratus, o Lemargo, ottenuto da catture accidentali grazie all'aiuto del Dott. Marino Vacchi, CNR-Ismar Ispra.
https://it.wikipedia.org/wiki/Somniosus_rostratus
gli esperti di diversi campi che possono dare il lorocontributo alla ricerca presenti hanno poi risposto all'intervento del Prof Regoli con numerosi interventi e domande e sono state gettate le basi di collaborazioni tese ad affrontare il problema e a rispondere alle precise richieste dell'Unione Europea e del nostro paese in merito a questo problema
ma non ci si dimenticano i fondamentali, qui al lab3. attualmente il lavoro di ricerca sugli organi di senso dei pesci cartilaginei, e in particolare sul loro olfatto, linea di ricerca privilegiata di Sara Ferrando, ha avuto come protagonista il Somniosus microcephalus o Greenland shark,
https://it.wikipedia.org/wiki/Somniosus_microcephalus
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Somniosus microcephalus - Greenland shark (Image from Wikipedia) |
del quale ci sono giunte delle rosette olfattive portate da spedizioni volte alla salvaguardia della fauna marina artica minacciata dal rapido innalzamento globale della temperatura dalle ricercatrici Laura Ghigliotti ed Eva Pisano, del DiSTAV, dell'Università di Genova, e adesso l'attenzione si sta rivolgendo ad un suo "parente" presente nel mediterraneo, il Somniosus rostratus, o Lemargo, ottenuto da catture accidentali grazie all'aiuto del Dott. Marino Vacchi, CNR-Ismar Ispra.
https://it.wikipedia.org/wiki/Somniosus_rostratus
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© Patrick JEAN / muséum d'histoire naturelle de Nantes |
si spera di poter contribuire alla conoscenza del mondo sensoriale e non solo di questi due organismi.
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ultime acquisizioni nel lab3 con di Sara Ferrando il biologo Andrea Amaroli prima della chiusura agostana! |